INIZIA IL GREST!
In questa settimana (da lunedì 10 a venerdì 14) e nella prossima (da lunedì 17 a lunedì 21) avremo il GREST. Quasi ottanta tra bambini e animatori tutti i giorni a fare attività formative dentro la parrocchia. Vi ringraziamo della vostra pazienza e della vostra preghiera per loro!
ADORAZIONE EUCARISTICA
Giovedì prossimo 13 giugno festa di sant’Antonio di Padova dopo la Messa serale in cripta ci sarà l’adorazione eucaristica. La faremo poi ancora due volte, giovedì 20 e giovedì 27 giugno.
PELLEGRINAGGIO NOTTURNO AL DIVINO AMORE
Nella notte tra sabato 15 e domenica 16 faremo il pellegrinaggio al Santuario del Divino Amore durante la notte. Ecco le cose da sapere per chi vuole venire 1) l’appuntamento è a mezzanotte a piazza Numa Pompilio precisamente a piazza di porta Capena, all’inizio della via Appia Antica 2) ci si reca ognuno lì con i propri mezzi o in piccoli gruppi 3) ci sarà sicuramente don Bart e quasi sicuramente don Paolo, forse anche altri sacerdoti 4) il flambeau per procedere si prende direttamente alla partenza dando un’offerta 5) durante il percorso ci sarà una sosta , più o meno a metà, dunque è opportuno portare con sé un thermos di caffè e del cibo per rifocillarsi. È molto importante non pensare che uno ce la possa fare senza alcun sussidio per il corpo 6) arrivati al santuario all’alba si celebra la Messa alle 5. Non è obbligatorio restare alla Messa anche perché la domenica ci sono Messe ovunque e ovviamente in parrocchia. Una cosa consigliabile (e che sono certo alcuni faranno) è portare la macchina o la moto al mattino del sabato al parcheggio amplissimo del Divino Amore in modo poi da recuperarla appena arrivati, tornare a casa riposarsi e poi partecipare a una delle Messe domenicali. Così sicuramente faranno i sacerdoti 7) il percorro sarà animato da canti e preghiere e ci sarà anche la possibilità di confessarsi durante il percorso.
EVENTO DI BENEFICENZA
Le nostre amate suore Carmelitane Messaggere dello Spirito Santo terranno domenica 15 giugno dalle ore 16.00 in poi un pomeriggio di beneficenza. Esse vivono di offerte dei fedeli e al tempo stesso aiutano i poveri con le stesse offerte. Sono a via Balduina 84. Sono le stesse che fanno la lectio divina il martedì sera sule letture della domenica. Tutti siamo invitati ad andarci!
UN APPELLO: DONATE IL VS. 5X1000 ALL’ASS.NE AMICI DI DAGAMA HOME
Avvicinandosi il tempo della dichiarazione dei redditi Vi chiediamo di destinare il 5×1000 all’Associazione Amici di Dagama Home onlus a Voi ormai nota, nata in Parrocchia oltre 12 anni fa, che si occupa di adozione a distanza di tanti bambini Zambiani e di finanziare molti microprogetti in loco. Non i costa nulla ad alcun contribuente ma per l’associazione costituisce un grande aiuto visto che è andato crescendo di anno in anno grazie a tanti di voi. Per destinare il 5×1000 basta scrivere (o far scrivere dal vs. commercialista) sulla Dichiarazione il Codice Fiscale dell’associazione che è: 97482680580.
“RELAZIONI AL TEMPO DEL CARCERE”
Pubblichiamo sul retro un’interessantissima “Lettera dal carcere” di una nostra parrocchiana, la dott.ssa Alessandra Bialetti che fa volontariato presso un carcere romano. Un’esperienza davvero avvincente.
Le Lettere di Alessandra Bialetti – Relazioni al tempo del carcere
At 15,1-2.22-29; Ap 21,10-14.22-23; Gv 14,23-29
Relazioni ai tempi di Whatsapp: quando con un messaggio spedisci a casa un lavoratore e la sua famiglia finisce in mezzo a una strada, quando con un messaggio poni fine a una relazione che non sai come gestire, quando con un messaggio costruisci o distruggi. Relazioni al tempo del carcere dove il cellulare è oggetto di desiderio proibito e di gran potere se riesci a eludere i controlli, quando vieni perquisito fin nel midollo perché lo puoi nascondere ovunque, quando un apparecchio, ormai infinitesimale, ha la stessa pericolosità di un plaid, un lenzuolo troppo lungo, un utensile per cucinare perché diventa un potenziale strumento di evasione, offesa, autolesionismo. Nella domenica in cui i social riportano la notizia del licenziamento digitale, entro a Rebibbia dove il cellulare è ancora quel furgoncino che trasporta i detenuti ai processi, nei trasferimenti, nelle retate. Ci siamo anche dimenticati l’etimologia di quella parola ormai rappresentativa delle nostre relazioni virtuali. Ma perché parliamo di questo? Perché oggi, Gesù, ci parli di qualcosa che non è di questo mondo, di un Paraclito che difende, che si fa vicino, che scorta lungo il cammino (non la scorta che ti accompagna verso il cellulare). Ci parli di una relazione di prossimità e di protezione. Relazioni al tempo del carcere, non scandite da un messaggio, da un selfie, da Instagram. Relazioni faticose, che si costruiscono in poche ore a settimana ma che rimangono per mesi nella memoria, forse per sempre anche se difficilmente fuori dalle sbarre continueranno. Entro in reparto e non trovo M. Sono due domeniche che manca e mi preoccupo. Non sempre i compagni di detenzione sanno dirti qualcosa perché le relazioni, anche nello spazio ristretto di un carcere, sono sfilacciate, difficili da coltivare, solitarie o urlate. M. è stato trasferito e non si sa nemmeno dove. La precarietà delle relazioni: costruisci, fai un pezzetto di strada insieme, ti guardi negli occhi, ti stringi le mani al segno della pace, ti cibi dello stesso pane eucaristico e poi un cellulare si porta via tutto. Magari i tuoi amici sono usciti, in semilibertà, ai domiciliari o per fine pena. Dovresti esserne contento invece, il giocoliere, ci ha regalato qualcosa che si chiama relazione, è stato uomo di relazioni costruite sul ciglio di una strada, in mezzo alla polvere, fuori dal tempio dove entravano solo i “regolari”. Ci ha insegnato che non esiste un Whatsapp per liquidare una vita ma che ci vuole coraggio e sudore per creare un legame. Così, quando penso ai tanti amici incontrati nella cappellina e più rivisti, sento una specie di fitta al cuore e li porterò sempre con me seguendoli con un pensiero e con una preghiera. Grazie, maestro di relazioni, che nella domenica mediatica che sbatte una famiglia per strada senza lavoro, ci ricordi che c’è un lavoro più grande da fare su di noi: costruire legami, prendere su di sé la fatica dell’altro, condividerne un pezzetto di strada, farsi compagno. Mancheranno i visi e gli sguardi di quei compagni di viaggio perché, alla fine, ci ricordi che siamo impastati della vita dell’altro che porterà sempre con sé pezzi di noi, di ciò che saremo riusciti a donarci.
Abbiamo bisogno di un Dio presente, che fa la strada con noi, che dice “vado ma torno” perché avete bisogno di una guida, di un compagno accanto, di non perdervi. Quante volte sentiamo la famosa storiella “uscito per comprare le sigarette e non si è più visto”. Tu, maestro di relazioni, non sei questo. Tu dici e mantieni, tu ci vedi talmente smarriti che ti “sbrighi” a tornare e a metterti accanto alla disperazione dei discepoli di Emmaus persi nella loro delusione. Il tempo scorre. La Parola confonde, dice R. Sì, è così la Parola fonde con sé. Chiama a lasciarsi mettere in discussione, a lasciarsi plasmare. R. è smarrito e Don Antonello, forse senza nemmeno rendersi conto della battuta, chiede “sei fuori?” intendendo la confusione, la distrazione del momento. R. risponde “no, sono dentro”. Già, siamo dentro. Non solo in una cella ma nelle nostre paure, nella nostra testa dura, nelle nostre resistenze e reticenze. R. ha ragione. Siamo proprio dentro. Ecco perché la Parola ci confonde: perché ci vuole fuori, ci chiama fuori e fuori è scomodo stare, è impegnativo, tocca sporcarsi le mani……….
La preghiera dei fedeli arriva puntuale e sbalorditiva. G. dice: “preghiamo per chi non ha nemmeno questo”. Siamo al limite, anzi fuori da ogni immaginabile. Pregare per l’esperienza di fede all’interno del carcere, pregare perché in carcere sta scoprendo qualcosa di diverso, sta scendendo dentro di sé, sta rivedendo la propria vita. Non è detto che cambierà una volta fuori come non sappiamo nel vangelo quale sarà il percorso di tutte quelle persone che si sono imbattute nel Cristo e sono state toccate dalla sua mano. Sappiamo che G. ci sta pensando. E a volte basta.
D. si avvicina e mi dice che forse la prossima domenica non ci vedremo. “Sono liberante”. Liberante? Ma che significa? “Domani forse esco, non me l’aspettavo, erano mesi che aspettavo il decreto”. Liberante, che strano neologismo. Liberante vuol dire che ti “perdo” ma che tu sarai di nuovo libero fuori, spero anche dentro. Ti pare, giocoliere, che dovevo entrare in carcere per imparare un modo diverso di vivere le relazioni? Costruire e saper lasciar andare, accogliere e salutare, mai possedere. Ciao D., M., S., A. Ci siamo scambiati un legame anche se strano e breve. Lontano da Whatsapp, vissuto di persona.
Domenica 16 giugno, Santissima Trinità:
L1: Proverbi 8,22-31 | Salmo 8 | L2: Romani 5,1-5 | Vangelo: Giovanni 16,12-15
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