L’insegnamento catechetico è un’«arte superiore, indispensabile ed esigente» (S. Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi) che riguarda tutti i cristiani, ma principalmente gli adulti, come ha avvertito S. Giovanni Paolo II (Esort. ap. Catechesi tradendae), in quanto si rivolge a persone che hanno le più grandi responsabilità e la capacità di vivere il messaggio cristiano nella sua forma pienamente sviluppata.
Fedele a questo spirito Don Andrea ha iniziato sabato 16 novembre 2019 un percorso con gli adulti della nostra parrocchia.
«Interpellati dal mistero», questo il tema della prima catechesi, nella quale Don Andrea ha posto gli interrogativi fondamentali della nostra vita: dove sei tu?; quali sono le coordinate della tua vita?; che peso ha la Parola di Dio nella tua vita?
È seguito l’incontro di Nicodemo con Gesù (Gv 3, 1-21), quello dell’uomo che cerca Dio nella notte, nel buio della vita, che è inquieto e non comprende cosa vuol dire “rinascere dall’alto”, nello Spirito. Nicodemo, nel quale ognuno di noi può riconoscersi, impara ad avere fede nella potenza di Dio, a nascere nuovamente nella sua anima.
La meditazione sulle Beatitudini (Mt 5, 1-12), la «bella notizia a chi vive lo stesso amore di Dio», ha segnato poi il terzo nostro appuntamento, nel quale abbiamo riscoperto le beatitudini come cammino di verità e amore, le beatitudini del cuore come «statuto del cristiano» che guidano alla vera libertà interiore.
Riflettendo, nel successivo incontro, sull’episodio della peccatrice perdonata (Lc 7, 36-50) siamo stati interpellati dall’umanità e dalla misericordia di Gesù e provocati al cambiamento del cuore, a confrontarci con la donna che, con i suoi gesti di amore e tenerezza, ci insegna che le ferite più profonde diventano occasione di salvezza.
«Uscire dalla logica della separazione tra fede e vita» è stato poi il tema affrontato da Don Andrea per introdurci alla lunga riflessione sull’incontro tra Gesù e l’emorroissa (Mc 5, 21-34) e sul cammino di questa donna dalla menzogna alla verità, dalla malattia alla guarigione, come totale affidamento a Dio. Ella cerca la salvezza, perché non ne può più di soffrire. Cerca Gesù, tocca il lembo del suo mantello (che per il cristiano è la Parola di Dio, la preghiera, i sacramenti, la carità).
Poi … è arrivato il virus. Inaspettato, invisibile, purtroppo anche letale. E allora è subentrata la paura. Proprio come gli apostoli sulla barca in tempesta ci troviamo a gridare: Gesù vieni a salvarci.
Si è fatto allora più forte il desiderio di sentirci uniti … aspettando anche la catechesi delle 17 del sabato, stavolta sul web.
Don Andrea ha ulteriormente sviluppato i temi forti suscitati dall’episodio dell’emorroissa, che ottiene, salvata dalla sua stessa fede, la guarigione. Guarigione, che non si esaurisce in un momento, ma richiede la costante ricerca di salvezza (salus) in dialogo continuo con il Signore, come un viaggio di conversione da compiere con l’aiuto dei fratelli.
E, ad oggi, l’ultima catechesi: Giobbe, che incarna il mistero della sofferenza. L’uomo deve persistere nella fede anche quando il suo spirito non ne è appagato. Attuale come mai.
Qualcuno ha detto che il periodo che stiamo vivendo è un’occasione. Dai numerosissimi collegamenti con il sito della parrocchia e sul canale YouTube pare di poter dire che ci sentiamo come la prima comunità cristiana descritta negli Atti degli Apostoli: «un cuore solo e un’anima sola» (4, 32); preghiamo in comunione spirituale con i sacerdoti e i fratelli della parrocchia, pensiamo ai loro volti, alle parole che ci siamo scambiati prima che questo virus ci rapisse lo stare insieme.
I nostri attesi sabato di catechesi ora sono sul web.
«Siamo entrati in una lunga vigilia, un’interminabile veglia notturna. E’ il Sabato santo della fede, il giorno a-liturgico per eccellenza, un tempo denso di sofferenza, di smarrimento, di attesa e di speranza, che sta tra il dolore della croce e la gioia della Pasqua» (sono parole di Gianfranco Brunelli, direttore de «Il Regno»).
Perseverando, come Giobbe, nella fede, chiediamo dunque al Signore di ridonarci presto il gusto dello stare insieme e anche le catechesi del sabato avranno un meraviglioso nuovo sapore, immerso nel mistero della novità di Dio («Ecco, io faccio nuove tutte le cose»).
Fabrizio e Laura