RIFLESSIONI SULL’EUCARESTIA
Trovate oggi la quarta puntata delle “pillole” di dottrina sul sacramento dell’Eucarestia. Ricordatevi tutti che lunedì 5 dicembre alle 19.30 ci sarà l’ultimo atto con l’incontro con don Francesco Cerini, parroco dei Protomartiri, docenti di liceo e dottore in teologia. Già possiamo dire con gioia che lunedì 30 gennaio alle 21 verrà il dott. Ignazio Ingrao, vaticanista di Panorama, a trattare (dopo debita preparazione della comunità), il terzo tema dell’anno, ovvero la famiglia.

MOMENTI DI ADORAZIONE SETTIMANALI
Ricordiamo a tutti che in parrocchia spesso anzi molto spesso viene praticata l’adorazione del Santissimo Sacramento:

  • ogni giovedì in cripta dopo la Messa delle 19 ovvero dalle 19.30 più o meno fino alle 20.15
  • ogni secondo venerdì del mese ovvero venerdì della prossima settimana 9 dicembre, in chiesa grande, dopo la Messa delle 19 (animata dai canti del gruppo carismatico), quindi dalle 19.30 anche fino alle 20.30
  • ogni venerdì che Dio mette sulla terra, alle ore 15 in cripta quando viene anche recitata la Coroncina della Divina Misericordia e il Rosario

RACCOLTA ALIMENTARE
Ricordiamo a tutti che sabato 10 e domenica 11 dicembre
di fronte al Pam di piazza della Balduina si svolgerà la spesa per i poveri, animata dai ragazzi e dal Coro che terrà sulla piazza il concertino di Natale alle 17 di sabato.


Domenica 4 dicembre, II Domenica di Avvento:
L1: Isaia 11,1-10 | Salmo 71 | L2: Romani 15,4-9 | Vangelo: Matteo 3,1-12



CONSIDERAZIONI BREVI SUL SACRAMENTO DELL’EUCARESTIA (4)

In cosa crede il mondo protestante, nato dalla Riforma del secolo XVI? Come già scritto, il mondo protestante non ha un papa, non ha una dottrina unitaria, a motivo del principio luterano secondo il quale, essendo ogni fedele libero di interpretare la Scrittura o da solo o all’interno della sua comunità, si possono trarre dalle Scritture diverse interpretazioni e addirittura, sulla base di comuni interpretazioni, fondare comunità che si danno un nome, un pastore e si staccano dalle comunità di provenienza. È talmente vero questo, che il fenomeno delle “sette” religiose (molto noto e presente in America, specie negli USA e nell’America Latina) è un fenomeno di nettissima derivazione protestante. Si chiamano in genere “sette pentecostali” e sono sorte in base alla “intuizione” che lo Spirito Santo (dato a Pentecoste) dia ad ogni battezzato la possibilità di fondare comunità con dottrine più o meno simili ad altre. Tali sette si sono, specie nello scorso secolo, staccate da confessioni di fede che già a loro volta si erano staccate dalle chiese riformate classiche. Tali sette – alcune delle quali manovrano molto denaro specie attraverso il fenomeno dei telepredicatori – costituiscono un problema non solo religioso ma anche sociale. Per tutte si possono citare i testimoni di Geova, nati dal protestante presbiteriano Charles Taze Russell nel 1870, inizialmente chiamati “Biblical students”. La mistificazione che i testimoni di Geova fanno delle sacre Scritture, facendovi derivare obblighi e divieti del tutto inesistenti nella Bibbia, è notissima. I protestanti, comunque, in genere accettano tutta quanta la Sacra Scrittura come ispirata da Dio, anche se la maggioranza delle confessioni protestanti ritiene ispirati solo 39 libri nell’AT, rispetto ai 46 che invece fanno parte del canone delle bibbie cattoliche (e questo perché molte seguono il canone ebraico della Bibbia, o Tanak, che ha solo 39 libri). Per il NT non ci sono, in genere, differenze con la Chiesa cattolica. I protestanti credono in Cristo Figlio di Dio e accettano (come ha insegnato il concilio di Calcedonia del 451) l’unione perfetta in Lui della natura umana e di quella divina. Con i protestanti si possono fare non poche cose: si può pregare, recitare il Padre Nostro, leggere la Bibbia, parlare di evangelizzazione, di missione, di ateismo, di secolarizzazione. Più difficile è parlare di peccato e di questioni etiche in generale, poiché il mondo protestante ha cancellato anche il sacramento della Confessione e ritiene che ogni fedele si possa confessare direttamente a Dio, ottenendo da lui il perdono dei peccati. Questa dottrina della “libera confessione” non ha per nulla facilitato, in molti protestanti, la relazione con Dio, talora l’ha peggiorata, instillando forti sensi di colpa e di smarrimento (come erano quelli della psicologia di Lutero), arrivando ad elaborare la teoria della “predestinazione”, ovvero dell’impossibilità per l’uomo, attraverso le opere buone e meno che mai attraverso la confessione sacramentale dei peccati, di potere ricevere la salvezza eterna, se Dio lo ha già predestinato alla dannazione (questa è, detta in modo sbrigativo, la teoria di Calvino. Che la teoria della predestinazione non faciliti certo la relazione con Dio è dimostrato dal fatto che Calvino la espone in un testo intitolato “Decretum horribile Dei”). L’idea del “Dio mi perdona senza la Chiesa” è peraltro entrata in parte della coscienza dei cattolici, quando dicono “io mi confesso da solo perché Dio sa quel che sono”. Occorre sempre ribadire che tale visione è falsa e non ha alcun fondamento nella Bibbia. È ovvio che un cattolico non la può accettare. Ed è altrettanto ovvio che il voler negare la mediazione di un ministro di Dio nel perdono dei peccati non è per nulla una fedeltà al dato della Bibbia (che invece lo afferma chiaramente), anzi ne è una evidente forzatura. Due coniugi dunque, uno cattolico e l’altro protestante, se entrambi credenti e praticanti, se entrambi convinti di un cammino di fede, devono accettare le loro differenze e possono – perché l’essere umano sempre può farlo – vivere in armonia tra loro e con i figli (i figli possono essere battezzati anche in una chiesa protestante o cattolica, ma se vogliono essere cattolici devono poi completare il loro percorso di fede con la Comunione e la Cresima, che i protestanti non hanno). Ancor più evidente, restando all’esempio dei coniugi, è che il partner protestante non può fare la Comunione nella chiesa cattolica né il partner cattolico può farla in una di quelle chiese che distribuiscono un pane, come già scritto, al massimo benedetto ma non consacrato da un sacerdote, che dunque non può consacrare il corpo di Cristo perché non è un sacerdote consacrato. D’altronde nessun protestante serio e pensante, sia teologo sia persona comune, si sognerebbe mai di venire in una chiesa cattolica e accostarsi alla Comunione. Frère Roger Schutz, il fondatore della comunità ecumenica di Taizé, personalmente di fede protestante, aveva creato nel grande tendone dell’accoglienza a Taizé due distinti luoghi di preghiera, uno per i cattolici con il tabernacolo, uno per i protestanti con un’icona del Cristo e una luce, accettate dai giovani di fede non cattolica che vi venivano. I due luoghi non erano separati ma attaccati. L’ho visto molte volte, con questi occhi, pregare dinanzi al tabernacolo ove pregavano i cattolici, ma mai si è sognato di chiedere la Comunione a un ministro della Chiesa cattolica. Era un uomo sensato, fine e intelligente. È stato ugualmente amato da papi più liberali come Paolo VI e da papi più dottrinalmente rigidi come Giovanni Paolo II. Normalmente i protestanti credono anche alla “presenza reale” di Cristo nel pane usato nella liturgia ma questo va spiegato. Non si può fare teologia spicciola e ignorante. I protestanti dicono che in quel pane benedetto è presente Cristo, non dicono che quel pane è il corpo sacramentale di Cristo. Io posso dire che in quella foto è presente Giovanni, mio figlio, ma solo il corpo di Giovanni mio figlio è sostanzialmente Giovanni mio figlio. I protestanti non credono alla transustanziazione, altrimenti il concilio di Trento non l’avrebbe ribadita come dottrina di fede. I cattolici credono che dopo la consacrazione rimangono identiche le “specie” prima presenti, ovvero l’odore, il sapore, il colore e il peso. Ma cambia la sostanza: essa non è più pane e non è più vino perciò va rispettata come tale. Come si può pensare che, per mettere d’accordo e fare un bell’abbraccio ecumenico, si possano superare, ignorandole e rimuovendole, simili differenze? Martin Lutero, fino a quando è stato sobrio e leader riconosciuto della riforma, parlava di “consustanziazione”, ovvero di due modalità di presenza: quella sacramentale, della fede cattolica, e quella della presenza simbolica. Tale dottrina era così fragile, da diventare poi una sorta di “transignificazione”, il che equivale a dire che nel mondo protestante ogni persona credente può dare a quel pane il significato che vuole. I cattolici inoltre sono inseriti in una storia in cui sono avvenuti anche i “miracoli eucaristici”, laddove un prete o un fedele, o mancando di credere in ciò che avviene sull’altare o addirittura profanando l’Eucarestia, si sono ritrovati in mano un’ostia spezzata che trasudava sangue (come è avvenuto a Orvieto) o un pezzo di carne umana, scientificamente testato, come è avvenuto a Lanciano. Alcuni santi hanno rischiato molto, nel servirsi dell’Eucarestia come difesa della fede da nemici della fede. Chiara di Assisi, il cui convento di san Damiano fu assalito dai soldati di Federico II cui si erano uniti alcuni musulmani, respinse l’attacco mostrando l’ostensorio con il corpo di Cristo preso dal tabernacolo e, a quella vista, l’esercito invasore si dette alla fuga. Antonio di Padova, per combattere le prime eresie contro l’Eucarestia nel secolo XIII, a Rimini portò l’ostensorio davanti a una mula la quale miracolosamente si inginocchiò, per mostrare all’eretico cataro Bonovillo che in quel corpo era veramente e sostanzialmente presente Cristo, al quale persino il mondo naturale animale (oggi tanto celebrato in certi documenti del Magistero) si prostrava. Chi ignora questo o in mala fede non lo considera, pensando che una stretta di mano cancelli 500 anni di storia, non fa alcun servizio di pace a tale causa.

                                               Don Paolo Tammi           p.tammi@tiscali.it                                         Continua……


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