La serata di mercoledì 18 gennaio 2023 ha dato vita al secondo incontro laboratoriale del nostro amato Progetto Persona.
Sull’onda del primo percorso “Tra Spirito e Realtà: l’uomo a servizio della collettività”, giovani dai 19 ai 35 anni si sono interfacciati a un tema di grande impatto emotivo e ai nostri giorni molto attuale.
Guidato dal Prefetto Sandra Sarti, membro del Comitato Scientifico del progetto, l’incontro si è concentrato sulle testimonianze di storie di vita caratterizzate da oggettive situazioni di fragilità. Testimonianze illuminanti di uomini come Adi Hoseini dall’Afghanistan (rotta balcanica), Moussa Muddy Kamara dal Mali (rotta africa e mediterraneo centrale) e Don Martin dall’Iraq (da Mosul-Medio Oriente) che hanno lasciato i propri paesi in cerca di un posto migliore dove vivere, in cerca di speranza e asilo, avendo il coraggio di rischiare una vita che spaventa pur di evitare una morte certa.
A seguire, di grande importanza sono state le parole del giornalista e reporter Sebastiano Caputo, che ha deciso di dedicare la sua vita visitando e rimanendo per mesi in quei luoghi massacrati dalle bombe di guerre ingiuste e senza scopo.
Preziose e di forte impatto emotivo sono state le esperienze di vita di quegli uomini che salvano uomini, definiti «Angeli del Mare» da Papa Francesco. Sono il corpo delle capitanerie di porto – guardia costiera: il Comandante del Porto di Pozzallo Donato Zito e il Comandante di unità navale Roberto Mangione (medaglia d’oro al valor di Marina). Questi uomini coraggiosi mettono ogni giorno a rischio le proprie vite pur di salvare quelle di altre persone in difficoltà, dimostrando un grande impegno per il prossimo indipendentemente da età, sesso, religione e colore della pelle; ponendo una grande attenzione sul concetto mai banale che salvando gli altri si salva un po’ anche se stessi. Ci hanno mostrato video davvero toccanti di salvataggi di uomini su barconi dove era chiaro che la vita vale più di ogni altra cosa. Negli occhi di quei bambini, donne, uomini si leggeva chiaramente la sofferenza e la disperazione, segno della richiesta di un’ospitalità e di una nuova vita cercata a costo anche di perdere la propria. Siamo onorati di aver avuto la possibilità di ascoltare queste storie di vita e prendere spunto da esse per arricchire le nostre affinché possiamo essere uomini e donne culturalmente e socialmente consapevoli.
Don Andrea ha poi concluso ricordando quanto testimonianze come queste ci interpellano, perché reali e ci devono scuotere. Ha quindi dato parola a noi ragazzi, per essere partecipanti attivi e poi concludendo chiedendo a don Martin di benedire i presenti dopo aver recitato la preghiera del Padre Nostro in aramaico, la lingua in cui la pronunciava Gesù.
Di seguito alcune foto