Venerdì 26 marzo si è svolta la Via Crucis comunitaria, una delle diverse tappe del percorso quaresimale di quest’anno.
I commenti e le preghiere delle stazioni sono stati tutti preparati da giornalisti di diverse testate nazionali, molti dei quali parrocchiani. È stata un’occasione per vivere un momento di preghiera con la sensibilità di chi continuamente è abituato a narrare ed analizzare gli avvenimenti quotidiani.
La XIV stazione è stata commentata da don Andrea che poi ha concluso la liturgia dicendo che per lui portare la croce quest’anno è più facile perché oltre all’aiuto del Signore sente forte il sostegno dell’intera Comunità parrocchiale.

Di seguito tutti i commenti, alcune foto ed il video.


Via Crucis comunitaria

 Venerdì 26 Marzo 2021

Presidente: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Tutti: Amen

Presidente: Fratelli e sorelle, riviviamo con Gesù le ultime ore della sua vita, ripercorrendo spiritualmente la strada del Calvario: Gesù ha sofferto ed è morto per noi, per espiare i peccati di ciascuno di noi e per ridonarci l’amicizia con il nostro Padre del cielo.

Preghiamo: O Dio nostro Padre, donaci di celebrare con fede i misteri della Passione di Gesù, tuo Figlio, perché possiamo crescere nell’amore per Te e per i fratelli. Per Cristo nostro Signore.

Tutti: Amen

Lettura dal Messaggio per la Quaresima 2021 di Papa Francesco

Nel percorrere il cammino quaresimale, che ci conduce verso le celebrazioni pasquali, ricordiamo Colui che «umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2,8). In questo tempo di conversione rinnoviamo la nostra fede, attingiamo l’“acqua viva” della speranza e riceviamo a cuore aperto l’amore di Dio che ci trasforma in fratelli e sorelle in Cristo. Nella notte di Pasqua rinnoveremo le promesse del nostro Battesimo, per rinascere uomini e donne nuovi, grazie all’opera dello Spirito Santo. Ma già l’itinerario della Quaresima, come l’intero cammino cristiano, sta tutto sotto la luce della Risurrezione, che anima i sentimenti, gli atteggiamenti e le scelte di chi vuole seguire Cristo.

Il digiuno, la preghiera e l’elemosina, come vengono presentati da Gesù nella sua predicazione (cfr. Mt 6,1-18), sono le condizioni e l’espressione della nostra conversione. La via della povertà e della privazione (il digiuno), lo sguardo e i gesti d’amore per l’uomo ferito (l’elemosina) e il dialogo filiale con il Padre (la preghiera) ci permettono di incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa.


PRIMA STAZIONE

Gesù al Monte degli Ulivi

P. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Luca (22, 41-44)

Gesù si allontanò dai discepoli circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra.

Commento

Sull’orto del Getsemani è scesa la notte, tutto è avvolto nel buio e nel silenzio. Gesù si allontana dai compagni, raggiunge un angolo riparato, si inginocchia, è invaso da angoscia mortale e sente su di sé tutto il dolore del mondo. Il suo corpo è trafitto da un dolore che lo squassa. E’ tutto umano, soffre e invoca aiuto dal Padre. Il calice che deve accostare è amaro, ha paura, vorrebbe allontanarlo. Ma sa che deve essere fatta la volontà del Padre e allora, anche se trapassato da una sofferenza intollerabile, prega. Il sudore lo bagna, stilla dal suo corpo e pare sangue.

Dall’alto, scende su di Lui un angelo per confortarlo. Intorno il mondo è buio, addormentato e immobile nell’ora più dolorosa del Figlio fatto uomo.

Quando l’onda del dolore si fa intollerabile c’è solo la preghiera.

Preghiamo per tutti i fratelli che in questo tempo difficile ci hanno lasciato e per tutti noi che ci affidiamo a Te.

Giulia Aberico


SECONDA STAZIONE

Gesù viene arrestato

P. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Marco (14, 43. 45-46)

“Arrivò Giuda e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Gli si accostò dicendo:” Rabbì” e lo baciò. Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono”.

Commento

Quello che le Sacre Scritture non raccontano è la fine di quelli che hanno dato la loro falsa testimonianza contro Gesù. Immagina la scena se tu e io fossimo stati li. Cosa avremmo fatto? Magari la stessa cosa, perché non bastava andare al tempio e osservare i Comandamenti. Perché per riconoscere  Cristo c’è bisogno di più, c’è bisogno di accendere la fiamma della fede nel cuore.

Magari hanno dato falsa testimonianza perché la “paura dello sguardo altrui ha soffocato la voce della coscienza. Accade sempre così, lungo tutta la storia, che degli innocenti vengano maltrattati, condannati e uccisi. Quante volte abbiamo, anche noi, preferito il successo alla verità, la nostra reputazione alla giustizia”. (Via Crucis 2005, cardinale Joseph Ratzinger)

Signore, aiutaci a mantenere accesa la fiamma della nostra fede per poter riconoscerti nel volto del prossimo. Scusaci per non aver sempre data vera testimonianza e per tutte le volte che abbiamo  sporcato le vesti della tua Sposa, la Chiesa. Dacci Signore un cuore che sappia rispondere alle sfide del nostro tempo, per cercare la giustizia oltre la reputazione, per cercare la verità oltre il successo.

Daniel Dìaz


TERZA STAZIONE

Gesù è condannato dal Sinedrio

 P. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Marco (14, 55. 61-62. 64)

“I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Il sommo sacerdote interrogò Gesù dicendo: “Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?”. Gesù rispose:” Io lo sono!”. Tutti sentenziarono che era reo di morte”.

Commento

Il silenzio e la parola hanno percorso la vita del Prigioniero. Di parole ne ha pronunciate tante, durante la sua predicazione. Parole che scuotono, che arrivano nel profondo, che seminano, che porteranno frutto, ma anche incomprese, inascoltate. Parole da spezzare e da condividere. Parole di vita eterna. E il silenzio. Nel silenzio è nato, nel silenzio, quando volevano venire a prenderlo «per farlo re», dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, si è ritirato sulla montagna, «tutto solo».

Nel silenzio e nella solitudine affronta il processo, ora che non vogliono farlo re ma condannarlo a morte. L’isolamento, lo ha scritto Michel Foucault in “Sorvegliare e punire”, è il modello del comando contemporaneo: «L’isolamento assicura il colloquio, da solo a solo, del detenuto con il potere che si esercita su di lui».

In questo isolamento il potere non vuole stabilire cosa abbia fatto il Prigioniero, quali i suoi reati, quali le sue colpe. Il potere pretende di definire chi Egli sia. Si concentrano su questo i falsi testimoni che si smentiscono tra loro. Ancora una volta, non lo riconoscono. Lo avevano venerato soli pochi giorni, all’ingresso in Gerusalemme, lo perseguitano in questo interrogatorio, durante la notte.

Non sanno chi è. Chi è il Prigioniero, nessuno riesce a dirlo. Pensiamo sempre di riuscire a definire l’Altro con i nostri giudizi, di assoluzione e più spesso di condanna. E dovremmo sempre ricordare che sono parziali, imperfetti, fallibili. Non è possibile rinchiudere la verità di un uomo in una sentenza giudiziaria, o in una inquadratura o in un articolo di giornale, e neppure in un algoritmo.

«Sei Tu, sei Tu?», chiede ripetutamente il Vecchio Inquisitore al Prigioniero. «Non rispondere, taci. E che potresti dire? So troppo bene quel che puoi dire».

Nel romanzo di Fëdor Dostoevskij il Prigioniero non risponde mai. Solo alla fine c’è un enigmatico bacio. Nel Vangelo di Marco, dopo i falsi testimoni, l’imbarazzo dei capi del Sinedrio, spetta al Sommo Sacerdote fare l’ultima domanda: «Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio?». La risposta è l’unica che il Prigioniero rilascerà in tutto il processo, «Io lo sono». È la condanna a morte per quell’uomo strattonato, condotto in ceppi davanti ai suoi giudici. È la speranza di vita per chi nel corso della sua esistenza si aggrappa a quella risposta che risuona nella notte della coscienza, nel dolore insopportabile, nel silenzio di Dio.

Signore Gesù, che non sei stato riconosciuto dai tuoi, non abbandonarci alla tentazione del giudizio e della condanna degli altri. Aiutaci a cercare negli altri il riconoscimento della nostra comune fallibilità. Permettici di saper leggere nel silenzio e nella solitudine, nella marginalità e nelle cadute, la rivelazione di quella verità su di noi che è racchiusa in ogni persona.

Marco Damilano


QUARTA STAZIONE

Gesù è rinnegato da Pietro

 P. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Luca (22, 54-62)

“Dopo aver catturato Gesù, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: “Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: “O donna, non lo conosco!”. Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: “O uomo, non lo sono!”. Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo”. Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente”.

Commento

Gesù è rinnegato dal suo discepolo più solido, da quella pietra che aveva scelto per edificare la sua Chiesa. Pietro rappresenta la drammatica anticipazione della rivolta operata da parte di coloro che urleranno “CRUCIFIGE”. Gesù ora è solo di fronte alla violenza ed alla morte. Pietro ci ricorda brutalmente la fragilità dell’uomo, ma anche la responsabilità di tutti noi e delle istituzioni di fronte al dispotismo ed alla violenza. Poi lo sguardo di Gesù, quello sguardo che gli apre la porta alla vera consapevolezza che il Signore è infinitamente più grande di ogni rinnegamento. Quello sguardo è già perdono. E‘ già motivo di grande speranza. E’ ferrea certezza per il cuore di Pietro che, pentito, non si abbandona allo scoraggiamento ed alla disperazione.

Fai Signore che le nostre debolezze, le nostre miserie e le nostre fragilità non siano di ostacolo al tuo progetto divino della costruzione della mia persona.

Antonio Fugazzotto


QUINTA STAZIONE

Gesù è giudicato da Pilato

 P. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Luca (23, 21-25)

Le autorità e il popolo urlavano: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”. Pilato, per la terza volta, disse loro: “Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

Commento

Di fronte all’urlo insistente della folla – manipolata e manipolatrice, nelle piazze reali come in quelle virtuali – Pilato abdica a quel potere di vita o di morte poco prima sbandierato davanti al silenzio dell’Innocente. Il potere, qualunque potere, quando teme per il proprio consenso rinuncia a fare quello che è giusto e spaccia una scelta ingiusta per una possibile e dunque accettabile. Pilato scarica il duro peso che però gli spetta. Autorità senza autorevolezza, che appartiene invece a chi, come il Cireneo subito dopo, si fa carico della Croce, duro peso di ogni giorno che ci spetta anche quando crediamo non debba spettare proprio a noi.

Gesù, in questo tempo di conversione trasforma ciascuno di noi da folla in persona, da indifferente in coinvolto. Dacci la saggezza di usare le parole non per imporre ma per capire, non per punire ma per liberare.

Giampiero Guadagni


SESTA STAZIONE

Gesù è flagellato e coronato di spine

P. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Matteo (27, 26-30)

Pilato, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: “Salve, re dei Giudei!”. Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo.

Commento

“Sei troppo corretto”, “Ma chi sei il buon Samaritano?”, “Pensi sia giusto comportarsi da buon cristiano? Sei proprio un illuso”, “Credi di guadagnarti il Paradiso agendo in questo modo? Allora credi alle favole!”. Quante volte abbiamo pronunciato queste espressioni nei confronti di qualcuno o avremmo voluto farlo ma ci siamo trattenuti per pudore o semplice ipocrisia? Quante volte, come i soldati di fronte a Gesù, abbiamo schernito, flagellato, percosso con i nostri comportamenti o le nostre omissioni chi era nel bisogno e quindi Gesù stesso? Troppo spesso siamo portati a seguire le logiche del mondo, le leggi del branco e a spogliarci della veste bianca di cristiani per rivestirci di abiti regali ma oscuri fatti di falsa superiorità, di sapienza fine a sé stessa, di sarcasmo arrogante. La vera regalità non è quella delle corone, dei mantelli, degli scettri, dei troni ma è quella incarnata da Gesù, autentico Re dell’Universo e Sovrano dell’amore.

Signore Gesù aiutaci a riconoscere nei fratelli i segni della tua regalità e a coronare la nostra vita con la carità e l’amore verso il prossimo.

Emidio Piccione


SETTIMA STAZIONE

Gesù è caricato della Croce

P. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Marco (15,20)

Dopo aver schernito Gesù lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.

Commento

L’insulto, la beffa sono le armi di chi non crede nelle ragioni dell’altro. Non è bastata ai filistei una condanna ingiusta, l’hanno voluto pure  offendere. Ma la dignità dell’uomo non può essere calpestata. Una lezione per questi tempi ove l’insulto sempre più spesso sostituisce il dialogo e si vogliono offendere se non crocefiggere tanti “poveri cristi”.

Preghiamo perché alla beffa si sostituisce l’ingegno, la fantasia e la volontà di salvezza. Dopo la via crucis che stiamo attraversando, dopo la pandemia, potremmo risorgere ma solo se sapremo elevare il nostro sguardo al cielo.

Livia Azzariti


OTTAVA STAZIONE

Gesù è aiutato da Simone di Cirene a portare la Croce

P. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Luca (23, 26)

Mentre i soldati lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù.

Commento

Quante croci sentiamo che ci vengono imposte, lungo il cammino della nostra vita. Ora, sul dorso dell’umanità, il peso di una pandemia che ha messo in ginocchio ogni convinzione. Una scossa che ha schiacciato il globo, restituendo paura e divisioni. Ci stiamo abituando a vedere nell’altro, che mi è accanto, solo un potenziale pericolo. Intanto nuove disuguaglianze si affacciano, come per l’accesso universale ai vaccini, che in diverse parti del mondo resta ancora un miraggio.

Un virus che può colpire tutti. Ma che fa male soprattutto ai più deboli.

Quanti, in operoso silenzio, hanno sorretto la croce sulla vita di milioni di persone in tutto il mondo. Non dimentichiamo, come giornalisti, quanto abbiamo imparato anche noi. L’umiltà di cercare di capire, il dovere di informare, il servizio di accendere i riflettori sulle ombre della pandemia, sulla difesa dei più fragili e sulle storie vere, come anticorpi di speranza. Impegniamoci affinché, superata la pandemia, la distanza fisica non diventi anche distanza sociale.

O Signore, aiutaci a non sprecare questo “tempo sospeso” ma che sia pungolo per guardare alla vita con occhi nuovi. Perché, come ci ha ricordato Papa Francesco “Nessuno si salva da solo”.

Fabio Bolzetta


NONA STAZIONE

Gesù incontra le donne di Gerusalemme

P. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Luca (23, 27-28)

Seguiva Gesù una grande moltitudine di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli”.

Commento

Solo l’evangelista Luca parla di questo momento nella Via Crucis di Gesù. Chi sono le “figlie di Gerusalemme”? Il loro pianto indica certamente che già conoscevano Gesù, almeno di fama. Ed è importante questo rivolgersi di Gesù alle donne perché le invita a riconoscere in lui la sorte dell’Innocente ingiustamente condannato dal «castigo che dà salvezza». E allo stesso tempo mette in evidenza un’altra cosa importante: che il Vangelo corre a due voci. E che senza le donne la Chiesa risulta squilibrata, deficitaria nell’annuncio e nella testimonianza e ne viene compromessa la sua missione. Quando l’attuale Successore di Pietro l’indomani dell’inizio del suo ministero petrino invitò due donne, due detenute, alla lavanda dei piedi che celebrava il Giovedì Santo, fu un gesto rilevante consegnato alla Chiesa per esprimere e dispiegare il mistero pasquale nella carne del mondo ricongiungendo l’intera umanità.

E subito dopo l’annuncio pasquale, celebrava la testimonianza resa dalle donne al Risorto, le prime testimoni, le prime chiamate ad annunciare la salvezza, protagoniste privilegiate della Pasqua. Perché le donne non solo sono il luogo dell’accoglienza, ma anche il luogo della capacità di rigenerare, di ridonare quello slancio che spinge agli spazi universali e quindi di far progredire la via della salvezza. Questa dinamica missionaria si è compiuta di fatto, quindi si compie e può compiersi, solo in una piena sinergia di uomini e donne.

Preghiamo per le donne maltrattate e perché tutte  le donne riacquistino una nuova dignità.

Stefania Falasca


DECIMA STAZIONE

Gesù è crocifisso

P. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Marco (15,24)

Lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere.

Commento

Gesù in croce. Il supplizio più ignobile, orrendo. Un volto che non si può guardare, uno spasimo che non si può udire, perché esalta tutte le ferite e gli spasimi dell’uomo. Quanti crocifissi abbiamo visto quest’anno nei malati che cercavano l’ultimo respiro, soli, il petto schiacciato. Gesù ha le braccia spalancate e abbraccia ogni dolore, ogni sofferenza, porta con sé il male, il nostro male  e il male del mondo, in Paradiso. Il male, la morte sono lo scandalo più grande per la ragione, intollerabile per il cuore. Annichiliti, sfiancati, rassegnati o rabbiosi davanti alla croce, alle croci, abbiamo in dono la promessa della Resurrezione. Tutto sarebbe vano, la speranza, la fede, senza l’alba della Resurrezione. Guardando la croce, pensiamo al sepolcro che si spalanca.  Dov’è morte la tua vittoria? Noi mostriamo la croce come segno di riscatto, come certezza di giustizia e vita eterna, per ogni croce che ci angustia l’anima.

Aiutaci Signore ad abbracciare le croci che tu ci mostri, perché ne portiamo un po’ il peso. Aiutaci a non fermarci alle croci, alla Tua croce, ma donaci sempre la fede nel Paradiso. Alla fine dei tempi e qui ed ora, perché risorgiamo ogni giorno.

Monica Mondo


UNDICESIMA STAZIONE

Gesù promette il suo Regno al buon ladrone

P. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Luca (23, 39-43)

Uno dei malfattori appesi alla croce insultava Gesù dicendo: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”. L’altro invece lo rimproverava dicendo: “Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male”. E disse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”.

Commento

In questa XI stazione è raccolta l’essenza della nostra vita cristiana. Dio non ci chiede nulla. Neanche di ringraziarlo per averci dato la vita. Ma ci ammonisce affinché ognuno di noi possa ricevere la conversione. Uno stile di vita fondamentale per l’ingresso in paradiso. Proprio come accadde a uno dei malfattori crocifisso al suo fianco che, in fin di vita, si rivolse a Cristo chiedendogli di portarlo con lui nel regno dei Cieli. Ad illuminare ogni essere umano dovrebbe essere la risposta che Gesù gli conferì in punto di morte: “Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me nel regno dei cieli”. Una risposta di una bellezza ed importanza illuminanti…per ogni essere umano.

Preghiamo dunque perché il Signore ci aiuti a comprendere il vero significato della conversione e ci aiuti, una volta trovata, a trasmetterlo, come fecero gli apostoli, a tutti gli uomini e donne che incontreremo nel nostro cammino. Affinché ognuno di noi possa comprendere il vero significato della vita terrena come un incontro con la verità rivolto alla conquista della vita eterna. 

Stefano Benedetti


DODICESIMA STAZIONE

Gesù in Croce, la Madre e il discepolo

P. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Giovanni (19, 25-27)

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.


Commento

Tre donne e il più giovane tra i suoi discepoli hanno accompagnato Gesù Cristo sulla Via della Croce. Altri, anche quelli che avevano chiesto ed ottenuto miracoli e prodigi, si erano nascosti o addirittura erano fuggiti. Tre donne, forse anziane, e un giovane ragazzo cioè Giovanni, Maria di Nazaret, Maria di Cleofe e Maria di Magdala ci hanno insegnato a vivere e rivivere quel cammino di sofferenza e di solitudine che oggi vediamo ancora riproporsi, più tragicamente che mai, nei volti dei migranti costretti ad abbandonare la propria terra, delle donne spogliate della propria dignità, dei giovani privati di sogni e speranza, degli anziani scartati, dei bambini a cui si rifiuta un’infanzia e, non di rado, il diritto alla nascita: tutto nell’indifferenza “soddisfatta e anestetizzante della nostra società, popolata da cuori blindati, come insegna spesso Papa Francesco. Donne anziane, un giovane, un gesto di accoglienza: forse, tante nostre comunità hanno proprio questi segni. Vediamoli con il cuore. Con le braccia aperte all’accoglienza reciproca, possiamo anche scoprire che essi nascondono il Segno dei Segni, la presenza viva del Dio che ama e salva tutti, nessuno escluso.

Signore, Tu oggi hai permesso alla mia anima di accompagnarti lungo la strada della tua Passione. Ti ho visto con gli occhi, vorrei vederti con il cuore. Concedimi, ti prego il dono delle lacrime per ritrovare la libertà e la vita, la pace con Te e la gioia in Te. Amen!

Giuseppe Carboni


TREDICESIMA STAZIONE

Gesù muore sulla Croce

P. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Luca (23, 46)

Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Detto questo, spirò.

Commento

Gli Evangelisti ci hanno consegnato le ultime parole del Cristo morente. Non ci hanno invece detto verso chi e verso che cosa si sia rivolto l’ultimo sguardo del Dio che si è fatto uomo, ha patito ed morto per la nostra salvezza. Proprio pensando all’ultimo sguardo di Gesù sull’universo che, morendo, portava alla piena Redenzione, Giovanni della Croce, il massimo mistico cristiano ha scritto: «lasciati guardare con gli occhi di Dio perché lui possa guardare il mondo con i tuoi occhi». Cos’altro potrà ora guardare Cristo, con i nostri occhi, in questo venerdì santo del 2021 se non innanzitutto quello che realmente gli abbiamo permesso di vedere di noi, delle nostre relazioni, della nostra attenzione alla Presenza che con il battesimo ha posto nella nostra anima, nel nostro cuore. Lo abbiamo cercato? Lo abbiamo sentito? Lo abbiamo ascoltato? Come fare perché il Dio Crocifisso per amore di tutta l’umanità possa guardare, grazie a noi, tutti ed ognuno con l’unico sguardo capace di illuminare la notte, ogni notte? Alla fine della vita, insegna ancora Giovanni della Croce, saremo giudicati sull’amore. Oggi abbiamo adorato un innocente messo a morte dalla cattiveria di tutta l’umanità. Lo ha fatto per amore. E per amore, se lo vogliamo, questo è il momento di riscoprire il cuore della nostra umanità.

O alto e glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio. Dammi una fede retta, speranza certa, carità perfetta e umiltà profonda. Dammi, Signore, senno e discernimento per compiere la tua vera e santa volontà. Amen. (Francesco d’Assisi).

Filippo Di Giacomo


QUATTORDICESIMA STAZIONE

Gesù è deposto nel sepolcro

P. Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo.
T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Marco (15, 46)

Giuseppe d’Arimatea, comprato un lenzuolo, depose il corpo di Gesù dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro.

Commento

Ti hanno deposto, Signore, in un sepolcro scavato nella roccia, freddo ed anonimo, Tu solo, lontano da tutti. Dove sono tutti quegli uomini ciechi, zoppi, sordi, lebbrosi, da Te guariti; le prostitute perdonate, i cuori dei molti convertiti? Dove sono tutti gli amici, gli Apostoli con cui hai mangiato insieme, riso, scherzato, pianto, sofferto; coloro che ti hanno visto pregare, predicare, arrabbiarti al Tempio, dormire? In quel sepolcro abbiamo sepolto vicino al Tuo corpo la luce della nostra fede, la verità che ci fa liberi, l’amore che muove tutto ed è ciò che ci fa vivere.

Lo continuiamo a fare tutte le volte che mettiamo in dubbio la nostra fede in Te, che viviamo come se il Vangelo non ci fosse, chiusi nel freddo isolamento dei nostri piccoli interessi, lontani dal progetto d’amore che hai desiderato per noi nella meravigliosa vita donata da Te, che stenta a diventare vocazione nella libertà.

Se la Croce è l’immagine più bella dell’amore, il sepolcro nel quale ti abbiamo deposto è l’immagine più vuota: è quella della morte e del non senso. Ma di qui a poco quel sepolcro che abbiamo visitato tante volte con le nostre paure, i nostri idoli, i nostri egoismi, la nostra indifferenza e i nostri peccati, rimarrà vuoto.

Noi, con la nostra fragile umanità, lo possiamo abitare, ma per Te è un luogo assolutamente provvisorio, e desideri che lo sia anche per noi. Quel sepolcro vuoto ci insegna che, mentre noi vediamo lì il nostro destino finale, Tu ancora una volta, e in maniera definitiva, ci stupisci: ci chiami a partecipare alla gioia eterna.

Signore, abbiamo ancora negli occhi le immagini delle facce stanche dei medici e degli operatori sanitari in frontiera nella lotta contro il Covid e le maschere e i caschi che deturpano il viso per ottenere un po’ di ossigeno. Abbiamo ancora negli occhi i pianti e i singhiozzi dei parenti che non hanno potuto accompagnare in Cielo i loro cari e le tante bare, l’una in fila all’altra, a Bergamo e in tante altre città.

Troppe deposizioni nei sepolcri. Siamo impauriti, stanchi, un po’ confusi.

Aiutaci ad aumentare la nostra fede, a comprendere con le ragioni della mente e del cuore che Tu, nonostante le nostre deposizioni nei sepolcri, ti sei incarnato per noi nella Resurrezione per la vita eterna.

Amen.

don Andrea Celli


Presidente:
Preghiamo.
O Dio che nel tuo misterioso disegno di salvezza hai voluto continuare la passione del tuo Figlio nelle membra piagate del suo corpo, che è la Chiesa, fa’ che, uniti alla Madre Addolorata ai pedi della Croce, impariamo a riconoscere e a servire con amore premuroso il Cristo, sofferente nei fratelli. Per Cristo nostro Signore.

Tutti: Amen.

Presidente: Il Signore sia con voi.

Tutti: E con il tuo spirito.

Presidente: Per i meriti della Croce di Cristo vi benedica Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo.

Tutti: Amen