CONSIDERAZIONI BREVI SUL SACRAMENTO DELL’EUCARESTIA ( 1)
Domenica 6 novembre
L’Eucarestia è per i cattolici un sacramento preziosissimo. Come dice il Compendio del Catechismo della chiesa cattolica al n. 274, è fonte e culmine di tutta la vita cristiana, in essa toccano il loro vertice l’azione santificante di Dio verso di noi e il nostro culto vero di lui ed essa racchiude tutto il bene spirituale della Chiesa: lo stesso Cristo, nostra Pasqua. Sono parole forti ma non difficili da capire. Mettono in risalto che nell’Eucarestia, esprimendosi uno dei vertici della fede, si esprime anche uno dei vertici della dottrina. La dottrina non è come il codice penale: non si tratta di regole ma di espressioni e sintesi verbali della fede, nelle quali si raccoglie ciò che dice la Scrittura, la tradizione e ciò che costantemente la gente ha creduto e crede per secoli. Ecco perché si dice che “ la dottrina non si tocca”: non è una frase che esprima una tirannia delle pensiero ma che esprime piuttosto la certezza che la fede non può essere cambiata da nessuno, perché anche chi governa nella Chiesa è al servizio di questa fede e non ne è il padrone. Il sacramento dell’Eucarestia nella storia del cristianesimo non è mai andato in crisi dal punto di vista della dottrina. Non si vede d’altronde come si potrebbe misurare una crisi di fede e di “ tenuta di una verità” solo con delle statistiche che ci dicano i numeri della frequentazione da parte dei battezzati. Se meno battezzati partecipano alla Messa e se questo si chiama crisi della fede e “ secolarizzazione”, ciò non significa che ciò che esprime il sacramento del Corpo di Cristo sia meno vero o subisca una crisi di verità. La realtà è che il sacramento lo hanno criticato ( e in parte tanto di demolire) alcuni personaggi della storia nei confronti dei quali la Chiesa ha sempre risposto in modo molto pronto e chiaro. Per essere più chiari, l’affermazione che nell’ostia e nel vino consacrati non ci sono la sostanza del Corpo e del Sangue di Cristo è stata un’affermazione non in sé, ma parte di una più ampia demolizione della fede, che ha prodotto vere e proprie eresie, cioè dottrine sbagliate . Così è stato per l’eresia catara, che non credeva nemmeno nell’Incarnazione di Dio, cioè nel fatto che Dio avesse preso la carne umana. Negava che Dio avesse creato la materia, il corpo stesso dell’uomo, ritenuto solo un “ incidente” di percorso, un impiccio in vista della salvezza, per ottenere la quale bisognava addirittura flagellare il proprio corpo, dimenticando che il corpo lo ha creato Dio insieme all’anima. Ovvio che i catari ( che avevano elaborato una eresia tanto disumana della quale il nemico più celebre fu Francesco di Assisi) non potevano né volevano credere nel sacramento del corpo di Cristo, al pari del non voler credere nell’umanità del Cristo che era sceso fino al punto di assumere il corpo dell’uomo . Il più celebre negatore del sacramento dell’Eucarestia è stato Martin Lutero, il prete e monaco agostiniano , docente all’università di Wittenberg, ritenuto l’iniziatore di quella che viene chiamata la riforma protestante. Per una serie di circostanze storiche , conseguenti i a quanto Lutero iniziò a scrivere e a insegnare, l’insieme delle chiese protestanti che a lui si richiamano non hanno il sacramento dell’eucarestia né vi credono né lo celebrano. Uno degli errori più evidenti e- sembra – incorreggibili dei libri di storia del liceo ( e di quei professori di storia che li seguono) è scrivere che i protestanti hanno due sacramenti: quello del Battesimo e quello della cena. E’ totalmente sbagliato. E’ vero che i protestanti battezzano sia i bambini sia gli adulti ed è altrettanto vero che, poiché la stragrande maggioranza lo fa nel nome della Trinità, i cattolici accettano il Battesimo protestante come vero e valido e altrettanto fanno i protestanti del Battesimo cattolico. Ma non è vero che quella che è chiamata “ la cena” sia per i protestanti un sacramento, certo non come lo intende la dottrina cattolica. La conseguenza è che un cattolico non può “ fare la Comunione” in una liturgia protestante e farlo è un atto grave,contro la fede e contro la dottrina. Non è una ragazzata, una cosa “da provare”. Non ha infatti lo stesso valore entrare in una chiesa protestante, ascoltare le Scritture e l’omelia del pastore rispetto a “ fare la Comunione”. Primo, perché in tante chiese protestanti la comunione non c’è. Secondo, perché anche dove viene distribuito un pane eucaristico ( ovvero un pane di ringraziamento al termine della liturgia) esso non è , per i cattolici , ciò che è l’ostia consacrata. Semplicemente perché sono due cose, due realtà totalmente e radicalmente diverse. Dunque non accostarsi a questo gesto eucaristico protestante è prima una questione di intelligenza che di rispetto delle regole. C’è da dire che anche in una chiesa ortodossa un cattolico , pur partecipando alla liturgia, non può accostarsi alla Comunione. Le chiese ortodosse, nate dallo scisma del 1054 tra Roma e Bisanzio, hanno conservato tutti e 7 i sacramenti, li celebrano con modalità diverse rispetto a quelle cattoliche e celebrano ogni domenica l’Eucarestia avendo la stessa fede in essa, che abbiamo noi cattolici. Non esprimono tale fede con la stessa formulazione ma – ciò è importantissimo – l’Eucarestia è celebrata da sacerdoti validamente ordinati, e ordinati a loro volta da vescovi validamente consacrati. Il motivo per cui non è opportuno fare la Comunione è dovuto alla separazione che ancora vige con gli ortodossi ma è possibile farla, e fare anche la Confessione, chiamando un prete ortodosso quando ci sia urgenza e non si trovi facilmente un prete cattolico che possa essere chiamato. D’altronde – sebbene non sia rigorosamente lecito – capita spesso di dare la Comunione anche da noi a ortodossi ( in prevalenza rumeni e ucraini ) che, dovendo rimanere la domenica a disposizione dei malati che assistono, non possono recarsi nei tanti luoghi che a Roma sono destinati all’assistenza dei fedeli ortodossi ( e che sono tra l’altro edifici cattolici messi a loro disposizione). Cosa assolutamente impensabile con i protestanti, che non hanno i preti, non hanno il sacerdozio consacrato e – tra l’altro – avendo cancellato anche il sacramento dell’Unzione degli infermi non hanno la consuetudine di recarsi al capezzale di un malato .
CONSIDERAZIONI BREVI SUL SACRAMENTO DELL’EUCARESTIA ( 2)
Domenica 13 novembre
Che cosa crede la Chiesa cattolica dell’Eucarestia? Chiesa cattolica significa “ chiesa universale”, poiché l’aggettivo “ cattolico” non riguarda una setta cattolica, ma l’universalità del cristianesimo, che – smarcandosi dall’ebraismo – ha annunciato il Vangelo a tutti e non solo a chi era circonciso o nato da madre ebrea. Anche le chiese protestanti e quelle ortodosse sono cattoliche. Non si diventa cristiani, né tra cattolici né tra protestanti né tra ortodossi , per nascita o stirpe ma vi si diventa attraverso la scelta del Battesimo. In questa Chiesa tutta “ cattolica” la fede nel sacramento dell’Eucarestia è la fede originaria, la fede che gli apostoli hanno annunciato ( insieme ai gesti che hanno compiuto ) dopo la risurrezione di Gesù. Hanno fatto questo “ in memoria di Lui”, come Gesù aveva chiesto. Nei secoli sono cambiate le liturgie eucaristiche, le modalità e alcuni riti ( pensiamo al cambio di rotta tra la Messa in latino e la Messa nelle lingue di ogni popolo) . Ma due cose sono sempre rimaste ferme. La prima: l’Eucarestia può essere celebrata e consacrata solo da chi ha ricevuto l’imposizione delle mani da un vescovo, cioè da un successore degli apostoli. Secondo: l’Eucarestia è accanto al Battesimo l’espressione di fede più immediata alla quale si partecipa il prima possibile, appena si diventa cristiani ( per questo gli ortodossi, forse con maggiore fedeltà alla tradizione, danno la Comunione al bambino appena battezzato e gliela danno nel giorno stesso). Quando qualcuno nella storia ha cambiato la dottrina della fede, spostando il baricentro dall’Eucarestia verso la Bibbia in base al principio luterano “ Sola Scriptura” , ha tolto al sacramento l’importanza che aveva e si è assunto una responsabilità gravissima . Questo è cominciato con le eresie sull’Eucarestia, ancor prima dello scisma luterano . Gli eretici non erano gente del popolo, erano intellettuali delusi dalla Chiesa ed estremamente razionali. Le loro dottrine hanno tentato di cambiare una fede secolare, mentre la maggioranza dei cristiani ha mantenuto la fede autentica in questo sacramento. La Chiesa ha manifestato il massimo della sua fede nell’Eucaristia al Concilio di Trento del secolo XVI, il concilio che ha riformato alcuni costumi ecclesiastici sbagliati, ha reagito all’ignoranza del popolo sulla dottrina della fede, ha ribadito e chiarito con limpida purezza le verità essenziali della fede. Che la convocazione di tale concilio sia stata favorita dallo scisma protestante è ovvio, sul piano storico. Ma va detto che il Concilio ha riformato la vita della Chiesa in modo che quasi mai è avvenuto nella storia ( è improprio fare un confronto tra Trento e il Vaticano II, perché ci sono 400 anni di distanza e il Vaticano II non aveva eresie o scismi cui rimediare). E lo ha fatto magistralmente proprio perché l’Europa non diventasse protestante. Perciò è equivoco parlare di “ controriforma”. Trento non ha messo su una squadra di calcio all’attacco per rimediare la sconfitta e l’allontanamento dalla zona Uefa. Trento ha preso in mano le cose e le ha realmente chiarite, rimesse in ordine, riformate. Dunque dobbiamo parlare di “ riforma della Chiesa cattolica”. Da Trento ci viene la dottrina della transustanziazione. Actio transiendi substantiam = azione di mutamento della sostanza. Il Concilio insegna che attraverso le parole del sacerdote , pronunciate sul pane e sul vino ( che deve essere pane vero, come è l’ostia, e vino vero), si muta la sostanza di ciò che è sull’altare. La sostanza, ovvero l’essenza o il quid che è sull’altare, la quale prima della consacrazione è pane e vino, dopo non è più pane né vino, ma corpo e sangue di Cristo. Quale corpo, un corpo fisico? No, è evidente. E’ un corpo sacramentale, dato in “ sacramento” ovvero in “ segno”. Ma non dato in simbolo! Il simbolo è qualcosa che rimanda a qualcos’altro. Se io prendo in mano la felpa di mio figlio, prendo in mano una cosa che mi rimanda a lui, un simbolo di lui. Se io tocco e bacio mio figlio, è proprio lui e non un simbolo. Ma se invece io ho vinto 10 milioni con un biglietto della lotteria , non ho in mano i 10 milioni ( fisici) che stanno in banca. Ho in mano però il biglietto che li vale tutti, perché se non lo presentassi in banca non avrei i soldi reali. Dunque il biglietto non é un simbolo ma una realtà anticipata. Il corpo di Cristo è una realtà vera e reale, è l’anticipazione di quel corpo di Gesù che sta in paradiso, dopo l’ascensione al cielo e che ci attende. Il concilio di Trento ha magnificamente messo in luce questa verità dicendo che nel pane consacrato in corpo di Cristo sono presenti “ corpo, sangue, anima e divinità” di Gesù Cristo. E concretamente, questo comporta che ogni frammento del corpo di Cristo e ogni goccia del suo sangue, alla fine della Messa, devono essere raccolti e consumati, attraverso i gesti cosiddetti della “ purificazione” dei calici e dei vasi sacri che li hanno contenuti. E per lo stesso motivo esistono i tabernacoli. Quando le ostie o anche il vino consacrati non sono consumabili si conservano in una tabernacolo dignitoso, di fronte al quale si accende la lampada eucaristica. Di fronte al quale ci si genuflette e di fronte al quale si sta in ginocchio ( una delle prime cose che insegniamo ai bambini e ai ragazzi che frequentano la catechesi) . Di fronte al quale si fa anche l’adorazione eucaristica, una delle modalità più solenni di preghiera per un cattolico . Perché quel pane è SEMPRE corpo di Cristo e, se l’ultimo tratto del segmento della fede è mangiarlo, non ci si può arrivare senza averlo amato e guardato a lungo. Queste poche cose, scritte in un modo rapido ma speriamo chiaro, vogliono dire quanto la Chiesa tenga a questo sacramento, di quanto lo rispetti, del perché la celebrazione della Messa debba essere accompagnata da grande intensità e devozione, del perché sia necessario accostarsi all’Eucarestia in grazia di Dio ( cioè senza aver commesso peccato gravi o comunque senza essere da tanto tempo lontani dal sacramento della Confessione), del perché ( altro argomento tosto) sia necessario per alcuni un cammino di conversione molto convinto per potervisi accostare e, di conseguenza, del perché la Chiesa ( che non è padrona di questo sacramento) talora neghi l’accesso ad esso ad alcune persone. Meglio sarebbe dire: a persone che sono in alcune situazioni di oggettivo peccato.
CONSIDERAZIONI BREVI SUL SACRAMENTO DELL’EUCARESTIA ( 3)
Domenica 20 novembre
Il concilio di Trento ( che nel secolo XVI riformò la Chiesa dopo il vento gelido della riforma protestante) ci ha lasciato anche un’altra bellissima verità, ovvero “ il carattere sacrificale del sacramento dell’Eucarestia”. Il compendio del Catechismo cattolico ce lo dice chiaramente al numero 280. Si tratta dell’Eucarestia come “ memoriale” ( non come “ memoria”, termine simile ma non uguale dunque diverso). Vuol dire che ogni volta che celebriamo la Messa dall’inizio alla fine noi rendiamo presente a tutti il sacrificio di Cristo sulla croce. Per cui sacrificio eucaristico ( ecco perché si chiama “ sacrificio”) e sacrificio della croce sono lo stesso sacrificio. Dire che la Messa è un “ sacrificio” non vuol dire che è una penitenza, specie sopportando pazientemente il prete molesto che la celebra e pregando che il tempo passi presto ( cosa sempre lecita!). Vuol dire che il modo migliore per capire e per ricordare che Gesù è realmente morto sulla croce e che possiamo sentirlo presente crocifisso e risorto è mangiare il suo pane e bere il suo sangue. Sono le parole stesse che il prete pronuncia . “ Questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi”. “ Questo è il calice del mio sangue , versato per voi”. E, inoltre, poiché non esiste ( perché storicamente non è esistita) morte del Signore senza la sua resurrezione, noi – subito dopo la consacrazione – diciamo “ Annunciamo la tua morte o Signore, proclamiamo la tua resurrezione”. E, per entrare ancor più nella verità che quel corpo sacramentale è anticipazione del corpo fisico della cui presenza godremo in cielo, aggiungiamo: “Nell’attesa della tua venuta”. Questa forte certezza aggiunge , al rispetto per le specie eucaristiche, la necessità che il cristiano non perda la Messa, non se ne allontani mai troppo. Se dal sacrificio eucaristico un involucro di salvezza, una specie di impermeabile che ripara, viene gettato su ogni credente, come si può pensare che partecipare o no alla Messa sia un optional? E come si può ancor più aggiungere che una preghiera fatta da soli, a casa, in chiesa il giorno dopo o ovunque si voglia, possa valere quanto vale la partecipazione alla Messa e l’accostarsi alla Comunione? Nel mondo protestante tutto questo è inesistente. Semplicemente perché è stato cancellato, dopo 15 secoli di fede ininterrotta, da una teologia ( quella protestante) che oltretutto si basa – come dice di basarsi – sulla Sacra Scrittura. Come può una teologia fondata sul rispetto assoluto della Bibbia negare queste cose, che si deducono chiaramente dalla Bibbia ? Più oggettivamente grave ( e fonte di difficoltà nel dialogo) è che i protestanti non hanno un’unica teologia, ovvero una teologia che sintetizzi la loro tradizione o che esprima un loro insegnamento magisteriale. Le chiese protestanti sono tantissime e non hanno al loro interno alcuna unità tra di loro. Nel 1991 lo storico americano Martin Marty scriveva che nel mondo esistono ben 21104 diverse denominazioni che si richiamano al mondo dei protestanti e che tale “parto continuo” di nuove denominazioni provocava l’accrescersi di chiese in ragione di cinque alla settimana. La faccenda è seria ed è visibilissima se solo si prende in mano un documento di una delle tante chiese protestanti. Alle grandi denominazioni, che hanno mantenuto una certa fedeltà alla storia del protestantesimo ( come la luterana, la calvinista, la valdese, l’anglicana) si aggiungono – come appena detto- tante di quelle denominazioni da rendere impossibile capire cosa pensino i protestanti , per esempio, dell’Eucarestia. E questo perché la libertà di leggere e interpretare la Scrittura , affermata da Lutero, ha portato a simili conseguenze . Alcune chiese della riforma celebrano la liturgia domenicale solo con la Parola di Dio e la predica del pastore. Altre la celebrano invece con una sorta di benedizione sul pane ( che non ha mai la forma dell’ostia ) e poi distribuiscono tale pane, semplicemente come ricordo di quel che è avvenuto ( ecco perché i libri di scuola lo chiamano – ignorantemente – il sacramento della cena). E’ come se io organizzassi a casa mia una cena per ricordare il mio matrimonio o la morte di mia moglie o il giorno della mia pensione. Non parliamo poi del “ carattere di sacrificio” dell’Eucarestia. Una volta intercettai uno scritto di un’ attivista protestante scozzese, terribilmente aggressivo verso il cattolicesimo e pieno di inesattezze sulla teologia cattolica e, in particolare, sulla questione eucaristica. Muovendo dal versetto di san Pietro che dice “ Anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati” ( I Pt 3,18), l’autrice non riusciva a capire una cosa elementare, ovvero che nessun cattolico crede che Gesù muoia cinquantamila volte al giorno, cioè ogni volta che si celebra una Messa dall’Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno. La teologia cattolica è fine, talora complessa ma spiegabilissima. Basta saperla spiegare e basta volerla intendere. Mentre il mondo cristiano ortodosso crede in queste verità e le esprime con una teologia diversa, ma simile e soprattutto le vive con grande devozione ( basti pensare che gli altari degli ortodossi sono coperti da una parete di icone, che si chiama iconostasi, che separa la vista della parte sacra della chiesa, chiamata “ cielo” dalla parte ove stanno i fedeli, chiamata “ terra”), il mondo protestante non ha né il sacerdozio né l’Eucarestia. Non ha il sacerdozio consacrato, ovvero ognuno è sacerdote in virtù del Battesimo ( questo si, identico a quello cattolico) , nel senso che ognuno offre se stesso e la propria vita per la salvezza propria e del mondo. Questo, però, lo credono anche i cattolici. La teologia cattolica afferma che ogni battezzato ha il sacerdozio universale dei fedeli e lo ha grazie al primo sacramento, il Battesimo . Su cosa si basa d’altronde l’attività dei laici cattolici se non sulla certezza che ogni battezzato è sacerdote e come tale è chiamato a donare se stesso? Ma la mancanza del sacerdote consacrato e celibe rende difficile anche solo celebrare un culto comune con i protestanti, che non sia basato soltanto sulla lettura della Parola di Dio, che costituisce la prima parte della Messa dei cattolici. Quando mi si chiede “ perché i preti protestanti si sposano e tu no?” , rispondo che è come chiedere “ perché il gatto miagola e il cane no?”. Il gatto non è un cane, il prete protestante non è un prete ( mi si passi la poca opportunità del paragone) . I pastori ( o le donne pastore) sono persone scelte dalla’autorità protestante o dal consiglio della comunità per guidare la preghiera, commentare la Parola ed essere vicini al popolo come responsabili di una comunità. Ho conosciuto pastori e pastore protestanti davvero in gamba e profondamente preparati. Ma non sono sacerdoti né sacerdotesse, secondo il significato che dal Vangelo, passando per la tradizione, si attribuisce a tale ruolo. Le chiese protestanti sono spesso grandi aule, ove risalta più il significato sociale dell’incontro domenicale che quello sacro, come è invece in quelle cattoliche e in quelle ortodosse. Sono prive di immagini e di tabernacolo. Tutto questo lo si dice solo per fare chiarezza. La prima chiarezza della fede è proprio non dire : siamo tutti uguali. Non siamo tutti uguali! Bisogna conoscere bene le differenze, per rispettarci nelle diversità.
CONSIDERAZIONI BREVI SUL SACRAMENTO DELL’EUCARESTIA ( 4)
Domenica 27 novembre
In cosa crede il mondo protestante, nato dalla Riforma del secolo XVI? Come già scritto, il mondo protestante non ha un papa, non ha una dottrina unitaria, a motivo del principio luterano secondo il quale, essendo ogni fedele libero di interpretare la Scrittura o da solo o all’interno della sua comunità , si possono trarre dalle Scritture diverse interpretazioni e addirittura, sulla base di comuni interpretazioni, fondare comunità che si danno un nome, un pastore e si staccano dalle comunità di provenienza. E’ talmente vero questo, che il fenomeno delle “ sette” religiose ( molto noto e presente in America, specie negli USA e nell’America latina) è un fenomeno di nettissima derivazione protestante. Si chiamano in genere “ sette pentecostali” e sono sorte in base alla “ intuizione” che lo Spirito Santo ( dato a Pentecoste) dia ad ogni battezzato la possibilità di fondare comunità con dottrine più o meno simili ad altre. Tali sette si sono, specie nello scorso secolo, staccate da confessioni di fede che già a loro volta si erano staccate dalle chiese riformate classiche. Tali sette – alcune delle quali manovrano molto denaro specie attraverso il fenomeno dei telepredicatori – costituiscono un problema non solo religioso ma anche sociale. Per tutte si possono citare i testimoni di Geova, nati dal protestante presbiteriano Charles Taze Russell nel 1870 , inizialmente chiamati “ Biblical students”. La mistificazione che i testimoni di Geova fanno delle sacre Scritture, facendovi derivare obblighi e divieti del tutto inesistenti nella Bibbia, è notissima. I protestanti, comunque, in genere accettano tutta quanta la Sacra Scrittura come ispirata da Dio, anche se la maggioranza delle confessioni protestanti ritiene ispirati solo 39 libri nell’AT, rispetto ai 46 che invece fanno parte del canone delle bibbie cattoliche ( e questo perché molto seguono il canone ebraico della Bibbia, o Tanak, che ha solo 39 libri). Per il NT non ci sono, in genere, differenze con la Chiesa cattolica. I protestanti credono in Cristo Figlio di Dio e accettano ( come ha insegnato il concilio di Calcedonia del 451) l’unione perfetta in Lui della natura umana e di quella divina. Con i protestanti si possono fare non poche cose: si può pregare , recitare il Padre Nostro, leggere la Bibbia , parlare di evangelizzazione, di missione, di ateismo, di secolarizzazione. Più difficile è parlare di peccato e di questioni etiche in generale, poiché il mondo protestante ha cancellato anche il sacramento della Confessione e ritiene che ogni fedele si possa confessare direttamente a Dio , ottenendo da lui il perdono dei peccati. Questa dottrina della “libera confessione” non ha per nulla facilitato, in molti protestanti, la relazione con Dio, talora l’ha peggiorata, instillando forti sensi di colpa e di smarrimento ( come erano quelli della psicologia di Lutero), arrivando ad elaborare la teoria della “ predestinazione”, ovvero dell’impossibilità per l’uomo , attraverso le opere buone e meno che mai attraverso la confessione sacramentale dei peccati, di potere ricevere la salvezza eterna, se Dio lo ha già predestinato alla dannazione ( questa è , detta in modo sbrigativo , la teoria di Calvino. Che la teoria della predestinazione non faciliti certo la relazione con Dio è dimostrato dal fatto che Calvino la espone in un testo intitolato “ Decretum horribile Dei”). L’idea del “ Dio mi perdona senza la Chiesa” è peraltro entrata in parte della coscienza dei cattolici, quando dicono “ io mi confesso da solo perché Dio sa quel che sono”. Occorre sempre ribadire che tale visione è falsa e non ha alcun fondamento nella Bibbia. E’ ovvio che un cattolico non la può accettare . Ed è altrettanto ovvio che il voler negare la mediazione di un ministro di Dio nel perdono dei peccati non è per nulla una fedeltà al dato della Bibbia ( che invece lo afferma chiaramente) , anzi ne è una evidente forzatura. Due coniugi dunque , uno cattolico o e l’altro protestante , se entrambi credenti e praticanti, se entrambi convinti di un cammino di fede, devono accettare le loro differenze e possono – perché l’essere umano sempre può farlo – vivere in armonia tra loro e con i figli ( i figli possono essere battezzati anche in una chiesa protestante o cattolica, ma se vogliono essere cattolici devono poi completare il loro percorso di fede con la Comunione e la Cresima, che i protestanti non hanno ). Ancor più evidente, restando all’esempio dei coniugi, è che il partner protestante non può fare la Comunione nella chiesa cattolica né il partner cattolico può farla in una di quelle chiese che distribuiscono un pane , come già scritto, al massimo benedetto ma non consacrato da un sacerdote , che dunque non può consacrare il corpo di Cristo perché non è un sacerdote consacrato. D’altronde nessun protestante serio e pensante, sia teologo sia persona comune, si sognerebbe mai di venire in una chiesa cattolica e accostarsi alla Comunione. Frère Roger Schutz, il fondatore della comunità ecumenica di Taizè, personalmente di fede protestante, aveva creato nel grande tendone dell’accoglienza a Taizè due distinti luoghi di preghiera, uno per i cattolici con il tabernacolo, uno per i protestanti con un’icona del Cristo e una luce, accettate dai giovani di fede non cattolica che vi venivano. I due luoghi non erano separati ma attaccati. L’ho visto molte volte, con questi occhi, pregare dinanzi al tabernacolo ove pregavano i cattolici, ma mai si è sognato di chiedere la Comunione a un ministro della Chiesa cattolica. Era un uomo sensato, fine e intelligente. E’ stato ugualmente amato da papi più liberali come Paolo Vi e da papi più dottrinalmente rigidi come Giovanni Paolo II. Normalmente i protestanti i credono che alla “ presenza reale” di Cristo nel pane usato nella liturgia ma questo va spiegato. Non si può fare teologia spicciola e ignorante. I protestanti dicono che in quel pane benedetto è presente Cristo, non dicono che quel pane è il corpo sacramentale di Cristo. Io posso dire che in quella foto è presente Giovanni, mio figlio, ma solo il corpo di Giovanni mio figlio è sostanzialmente Giovanni mio figlio. I protestanti non credono alla transustanziazione, altrimenti il concilio di Trento non l’avrebbe ribadita come dottrina di fede. I cattolici credono che dopo la consacrazione rimangono identiche le “ specie” prima presenti, ovvero l’odore, il sapore, il colore e il peso. Ma cambia la sostanza: essa non è più pane e non è più vino perciò va rispettata come tale. Come si può pensare che, per mettere d’accordo e fare un bell’abbraccio ecumenico , si possano superare, ignorandole e rimuovendole, simili differenze? Martin Lutero, fino a quando è stato sobrio e leader riconosciuto della riforma, parlava di “ consustanziazione”, ovvero di due modalità di presenza: quella sacramentale, della fede cattolica, e quella della presenza simbolica. Tale dottrina era così fragile, da diventare poi una sorta di “ transignificazione”, il che equivale a dire che nel mondo protestante ogni persona credente può dare a quel pane il significato che vuole. I cattolici inoltre sono inseriti in una storia in cui sono avvenuti anche i “ miracoli eucaristici”, laddove un prete o un fedele, o mancando di credere in ciò che avviene sull’altare o addirittura profanando l’Eucarestia, si sono ritrovati in mano un’ostia spezzata che trasudava sangue ( come è avvenuto a Orvieto) o un pezzo di carne umana, scientificamente testato, come è avvenuto a Lanciano. Alcuni santi hanno rischiato molto , nel servirsi dell’Eucarestia come difesa della fede da nemici della fede . Chiara di Assisi, il cui convento di san Damiano fu assalito dai soldati di Federico II cui si erano uniti alcuni musulmani, respinse l’attacco mostrando l’ostensorio con il corpo di Cristo preso dal tabernacolo e, a quella vista, l’esercito invasore si dette alla fuga. Antonio di Padova, per combattere le prime eresie contro l’Eucarestia nel secolo XIII, a Rimini portò l’ostensorio davanti a una mula la quale miracolosamente si inginocchiò, per mostrare all’eretico cataro Bonovillo che in quel corpo era veramente e sostanzialmente presente Cristo, al quale persino il mondo naturale animale ( oggi tanto celebrato in certi documenti del Magistero ) si prostrava. Chi ignora questo o in mala fede non lo considera, pensando che una stretta di mano cancelli 500 anni di storia, non fa alcun servizio di pace a tale causa.
CONSIDERAZIONI BREVI SUL SACRAMENTO DELL’EUCARESTIA ( 5)
Domenica 4 dicembre
Cattolici e protestanti hanno firmato insieme, il 31 ottobre 1999, una “ Dichiarazione comune sulla giustificazione”. Lo hanno fatto ad Augusta, città simbolo di una certa “ pacificazione” avvenuta già nel 1555. In realtà per i protestanti era presente soltanto la Chiesa luterana, quella con la quale è attualmente più facile il dialogo ecumenico. Tale dichiarazione è intensa e bella, sottolinea alcune cose comuni ma non nega le differenze, specie riguardo all’importanza delle opere buone ( essenziali per un cattolico) e alla necessità di conseguire il perdono di Dio non solo con il Battesimo ma stabilmente con la Confessione. Chiediamoci in conclusione : Martin Lutero era un riformatore? I cattolici , dopo aspre polemiche, non negano dal Concilio Vaticano II in poi che Lutero fosse animato dal desiderio di riformare alcuni costumi della vita cristiana, specie a partire dalle indulgenze . Quando Lutero affisse nel 1917 le 95 tesi alla porta della chiesa di Wittenberg , va detto che tali tesi erano in lingua latina e non in tedesco, segno evidente che Lutero non si rivolgeva al popolo come un Masaniello ma agli accademici della sua stessa università, di cui era docente, ai vescovi della regione, anche al papa, che era però molto lontano. Non voleva dunque rompere. Poi va aggiunto che la questione scatenante per lui fu il modo di predicare le indulgenze da parte del domenicano Iohannes Tetzel, un modo scandaloso , che anche la storia cattolica condanna. Non c’era sicuramente nelle intenzioni iniziali di Lutero il desiderio di provocare quello scisma gravissimo, che poi di fatto fu provocato non solo da lui ma anche da alcuni suoi seguaci molto vicini , come Thomas Muntzer, il leader della rivolta dei contadini e come Andreas Karlstadt, suo fedele alunno, che si dette a un certo punto a bruciare chiese, abbattere altari, distruggere immagini. Inoltre, se Lutero era in buona fede, molto meno lo erano i principi tedeschi che lo appoggiarono, a partire da Federico III di Sassonia il quale, insieme ad altri principi , sfruttò la situazione che si era creata per guidare una ribellione verso l’imperatore del sacro Romano Impero Carlo V e verso il papa. Senza l‘appoggio politico di questi principi Lutero mai ce l’avrebbe fatta. Appoggiato e protetto per motivi tutt’altro che teologici, lo scisma iniziato da Lutero ebbe conseguenze gravissime. Non solo. Lutero, per garantirsi quell’appoggio delle corti principesche che poi eleggevano l’imperatore, dovette ( volente o nolente) sottostare ai loro interessi economici, come quando condannò la rivolta dei contadini tra il 1524 e il 1526, definendo i contadini “ cani selvaggi” e invitando tutti ad ucciderli, per fare cosa gradita a Dio. Questa cosa ( e non solo questa) ne fa un personaggio discusso e nella complessità della sua esistenza occorre essere prudenti a definirlo un riformatore. Di Lutero sono note anche le forti tendenza antisemite, che furono poi utilizzate senza riguardo dalla propaganda nazista. Il cardinale Muller, attuale prefetto della Congregazione della dottrina della fede, ha affermato che “noi, i cattolici, non abbiamo nessuna ragione di celebrare il 31 ottobre 1517, data che segna la nascita della Riforma e che condusse alla frattura del cristianesimo occidentale”. Mi sembra molto chiaro. Nel 2013 uscì un film, intitolato LUTHER, sulla vita del fondatore del protestantesimo. L’ho visto molte volte e dico chiaramente che si tratta di un film inesatto sul piano storico , che dice solo alcune cose e ne mistifica molte altre. Il vero dramma di Lutero fu proprio quello di avere amato la Chiesa anche troppo, volendola cambiare, ma con modalità sbagliate, che poi gli sfuggirono di mano. Tutt’altra cosa – benché il paragone almeno storicamente regga poco – fu per Francesco di Assisi, anche lui riformatore del cristianesimo, ma obbediente alla Chiesa, di cui sapeva di essere parte e che amava come la sua madre, come la sposa di Cristo. I veri riformatori della Chiesa nacquero dopo e furono quelli che pilotarono dal basso la Chiesa verso quella nuova immagine e verso quella nuova realtà, che permise a gran parte dell’Europa di non diventare protestante. Essi furono( fra gli altri) Ignazio di Loyola, Filippo Neri, Gaetano da Thiene, Carlo Borromeo, Angela Merici, Camillo de Lellis e altri. Sembra incredibile ( in realtà è credibile solo grazie alla fede) che tutti questi nacquero nel secolo XVI, ovvero il secolo dello scisma protestante. E che tutti questi furono ( questi si!!) la vera provvidenza di Dio per aprire la Chiesa di allora a rinnovare gli studi, la presenza in mezzo al popolo, la carità, la dignità delle donne,tutte cose che oggi sono di casa nella Chiesa anche grazie a loro. Dobbiamo chiedere scusa ai protestanti? Chiedere scusa fa sempre bene, anzitutto a chi lo chiede. Nelle relazioni difficili o nelle impennate negative delle relazioni penso sia meglio sempre dire scusa, anche se si ha motivo di credere di essere stati piuttosto umiliati e fatti oggetto di aggressività gratuita. San Giovanni Paolo II, nel contesto del giubileo del 2000, durante alcune liturgie suggestive dinanzi al Crocifisso, fece alcune richieste di perdono, che furono precedute e seguite da altre richieste simili durante i viaggi apostolici ( memorabile fu quella in Senegal, nel 1992, all’isola della Goreè, quando in un “ santuario” costruito sul luogo della tratta degli schiavi , chiese scusa all’Africa per le colpe dell’occidente che , in occasione delle scoperte geografiche, utilizzò la mano d’opera africana in maniera disumana). Giovanni Paolo ci aveva abituato a maturare una coscienza globale di alcune situazioni del passato, ove la Chiesa cattolica non era direttamente coinvolta anche se spesso fu silente di fronte a tragedie indicibili. Cosa hanno fatto i cattolici ai protestanti per dovergli chiedere scusa? Nel secolo XIII il tentativo di riconquistare le terre dei valdesi ( ora di fatto associati alla federazione delle chiese nate dalla riforma) in Piemonte provocò una repressione malvagia, della quale facciamo bene a chiedere scusa. Le guerre di religione in Francia tra cattolici e protestanti i, nella seconda metà del secolo XVI devastarono il paese ed è attualmente difficile distinguere le responsabilità da una parte e dall’altra. Non si può fare storia a colpi di eventi contrapposti. Ci fu la strage degli ugonotti, protestanti francesi, nella notte di san Bartolomeo del 1572. Ci fu Calvino, uno dei più celebri seguaci di Lutero, che instaurò a Ginevra una teocrazia terribile nella seconda metà del secolo XVI, facendo giustiziare molto suoi oppositori, il più celebre dei quali fu il medico Michele Serveto. Ci fu il sacco di Roma del 1527 ad opera dei lanzichenecchi, quasi tutti soldati e mercenari di fede protestante che distrussero gran parte della città, con la compiacenza di Carlo V, che pure era un imperatore cattolico. Un prete recentemente beatificato, Nicolò Rusca, fu ucciso in Valtellina nel 1618, ad opera di una fazione della quale facevano parte molti protestanti, che lo odiavano per la sua intelligenza e dedizione pastorale. Insomma chi deve chiedere scusa e a chi? Penso sia opportuno in tutto questo essere molto prudenti. L’abitudine di alcuni cattolici, da qualche anno, di chiedere scusa a senso unico è stata criticata da molti studiosi di storia. La storia lascia meno spazio alle emozioni e più alla ragione. E non aggiungo altro. Consiglio a tutti di leggere un bellissimo libro. E’ scritto da due protestanti americani convertiti al cattolicesimo. Si chiama” ROMA DOLCE CASA”. Loro si chiamano Scott e Kimberly Hahn. Edizioni Ares. E’ un testo appassionante dedicato sia a cattolici che a protestanti. E’ una bellissima scoperta del cattolicesimo da parte di due che sempre sono stati protestanti. Non ha alcun livore verso i protestanti. La conversione dei due protestanti americani è un racconto che fila liscio e aiuta a scoprire sia la bellezza del cattolicesimo sia il rispetto per i tanti protestanti i che , non volendo fare inciuci , vivono molto bene la loro appartenenza .
Don Paolo Tammi
p.tammi@tiscali.it
Fine.